W le Idee!

 

Il Partito che vogliamo non ha bisogno di cambiare verso, perché spesso le direzioni restano sempre le stesse; non ripone speranza in un tempo delle credenze, perché abbiamo il sano senso della pragmaticità dei momenti. Il Partito che vogliamo nella nostra Irpinia è un Partito delle idee, aperte, plurali e conflittuali. Un partito che si confronti sui valori, sulle scelte non sulle posizioni individuali, le strategie e i futuri destini personali. Abbiamo pensato a un laboratorio di idee, a semplici tracce per un partito, traiettorie per costruire un sentiero. Le idee non sono mai una circolare esaltazione dei prodigi linguistici, né tantomeno vuoti simulacri del pensiero, ma vivono se si confrontano, se accettano la sfida del dialogo. Le idee per il Partito democratico in Irpinia sono semplici e sintetiche, perché semplice e lineare è il percorso da seguire: non occorrono grandi trattati o manifesti ridondanti ma sani pensieri. Il Partito che vogliamo vive nelle idee e si rafforza nel dialettico confronto. Un Partito che non ha il timore delle scelte e non si costruisce attraverso il vuoto degli slogan, ma piuttosto rende concrete le sue posizioni, attua il movimento del pensiero nellazione. Come laria queste idee chiedono di essere spalancate: facciamole circolare!

  • Il Partito trasparente. La trasparenza oggi rappresenta per noi un principio irrinunciabile. Solo attraverso la trasparenza all’interno dei partiti politici e delle istituzioni possiamo cercare di ottenere realmente una società che abbia come punti cardine l’eguaglianza, il merito e la legalità. Dalla gestione dei bilanci, quindi delle risorse economiche necessarie per garantire l’azione democratica dei cittadini che liberamente decidono di aggregarsi attraverso partiti politici, alla designazione degli organismi dirigenti occorre una svolta vera in direzione della trasparenza. Per questo si rende necessaria una riforma che, sulla linea dell’articolo 49 della Costituzione, riconosca i partiti quali soggetti di diritto pubblico.
  • Luguaglianza esistente. Molte barriere ancora precludono a cittadini che potremmo definire di serie B fondamentali diritti. Per dirla con Orwell alcuni sono più uguali di altri: è il paradosso di una società formalmente egualitaria ma di fatto ancora diseguale, soprattutto nella vita sociale. Concorriamo tutti al bene comune realizzando quella democrazia sostanziale di cui al 2° comma dell’art. 3 della Costituzione: solo la libertà dal bisogno rende gli uomini veramente liberi ed uguali, senza peraltro trascurare la giusta valorizzazione dei diritti e del merito dei singoli individui.”
  •  Il lavoro necessario. Il lavoro è tema fondamentale per un partito socialdemocratico. Da principio costituzionale fondamentale il lavoro è diventato terreno di scontro, per questo è necessario un ripensamento del modello di economia produttiva. Il mondo del lavoro deve essere potenziato, affermato e rilanciato mediante politiche serie di accesso, puntando sui diritti, sui contratti a tempo indeterminato. La precarietà e la flessibilità non sono la panacea  ma i riflessi condizionati di una politica liberista. Occorre cambiare investendo risorse pubbliche e uniformando le tutele (art. 18  Statuto dei lavoratori); è necessario creare produttività applicando una sana perequazione e ristrutturando le politiche del lavoro che da molti anni sono state oggetto di depauperamento!
  • Lambiente sostenibile. L’Irpinia è terra di grandi risorse naturali è per questo il Partito Democratico non può prescindere dall’avere al centro del proprio agire politico la questione ambientale. Politiche di sostenibilità, in linea con la programmazione europea 2014/2020, devono essere attuate per garantirne una maggiore protezione e un miglior sfruttamento dell’ambiente naturale. Bisogna superare i tanti anni di cattiva gestione che hanno messo a rischio gran parte dell’ecosistema irpino, in particolare per quanto concerne i fiumi e torrenti. Occorre inoltre, in un’ottica di salvaguardia del “suolo”, quale bene comune finito,  orientare diversamente l’edilizia, puntando sulla riqualificazione e l’efficientamento energetico.   Non ci può essere economia se non verde e il verde deve sempre essere integrato nei processi produttivi.
  • Le riforme vere. L’Italia negli ultimi 25 anni è stata oggetto di profonde, radicali riforme che hanno investito gli ambiti più disparati delle istituzioni, soprattutto locali. Un federalismo alla rovescia che ha aggravato il tasso di confusione istituzionale, appesantito la Corte costituzionale, giuridificato le istante rappresentative, aumentato le spese statali. Al di là della retorica abolizionista le vere riforme sono quelle funzionali, ovvero razionalizzare le funzioni e ridurre il peso improduttivo degli enti strumentali che ammonta a 15 miliardi di euro. Occorre avviare un funzionalismo netto della legislazione con una Camera delle autonomie; potenziare il ruolo della Corte dei conti  attraverso un controllo preventivo sugli atti; ridurre il numero delle partecipate e  costruire un’area vasta in termini di gestione dei beni pubblici essenziali. La prima vera riforma da fare è attuare la nostra Costituzione e ribadire i valori dell’antifascismo e della resistenza.
  • La meritocrazia senza età.  L’Italia è un paese per vecchi (il modello di costruzione sociale è gerontocratico)  ma anche di vecchi ( il nostro Paese è tra i paesi più anziani d’Europa). In tale contesto  l’Irpinia è sempre stata terra di talenti, di grandi professionalità che sono state mortificate da politiche clientelari. Occorre puntare sul merito, sulle tante energie sparse sul territorio provinciale, investendo sulle idee e le progettualità libere da condizionamenti politici. Il dato anagrafico non deve essere il principale vettore ma un elemento qualificante del merito. Non amiamo il nuovismo: spesso le politiche giovanilistiche nascondono i peggiori guasti della gerontocrazia. È necessario, piuttosto, puntare sui giovani che hanno merito: la vera rivoluzione parte non dall’età ma dalle competenze!
  • Il diritto ai diritti. La laicità dello Stato italiano è garantita dalla Costituzione, ma troppo spesso le istituzioni democratiche hanno applicato metodi decisionali che di fatto hanno negato questo principio. A tutti i livelli istituzionali è quindi necessario riaffermare con forza e garantire l’uguaglianza ed il riconoscimento dei diritti fondamentali dei cittadini. Il riconoscimento del diritto di cittadinanza delle persone omosessuali e transessuali italiane passa attraverso il pieno riconoscimento delle loro dimensioni affettive. Il partito democratico, ad ogni livello istituzionale e territoriale, si deve fare promotore di una vera rivoluzione culturale, uscendo dall’ambiguità che ha caratterizzato la sua posizione negli ultimi anni. I diritti hanno bisogno di essere reali  e garantiti per questo occorre: contrastare l’omofobia e la transfobia in tutte le sue forme; riconoscere il Matrimonio Ugualitario; avviare politiche di sostegno e riconoscimento delle famiglie omoaffettive.
  • La legalità garante. L’Italia è il paese della legalità ambigua, imperfetta. È necessario pertanto una rigorosa legislazione che aumenti il senso etico e accresca una coscienza collettiva. Vanno potenziati gli strumenti educativi nelle scuole, rafforzando il processo d’interiorizzazione della cultura legalitaria. Un paese democratico è un paese in cui lo Stato di diritto esiste e dove il principio di certezza della pena è il cardine  dell’eguaglianza sanzionatoria!
  • La politica partecipata. Partecipazione significa libertà e dipende dal livello di democrazia di un Paese; partecipazione significa smuovere l’indifferenza sociale e rafforzare il lato propositivo; partecipazione significa non consentire ad alcuno di occupare lo spazio di altri e decidere per essi; partecipazione è dedicare il proprio tempo per qualcosa che non riguardi solo se stesso ma il bene comune. Occorre colmare quel gap di mancato ascolto; aprire fasi di confronto serie e costruttive; mobilitare la collettività su temi fondamentali; azionare politiche di condivisione delle scelte. Costruiamo insieme un partito delle possibilità non gerarchico ma orizzontale, dove ognuno di noi è il protagonista del cambiamento!
  • LIrpinia rinnovata. L’Irpinia deve ritrovare la sua vera vocazione turistica e ambientalista. Deve investire sui prodotti locali, avviare una politica di progettualità condivisa, smuovere le identità e superare l’indifferenza. Il capoluogo deve abbandonare la sua vocazione isolazionista e fare rete costruendo un sistema a maglie tra le unione dei comuni, solo così l’ultimo treno per i finanziamenti europei 2014/20 potrà essere intercettato. Il tempo delle speranze è finito, così come quello dei padrini: non ci sono attenuanti o scorciatoie.  Occorre mobilitarsi, occorre cambiare le cose, cambiandole!

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